Il Coro La Rocca che canta il lago con il suo fascino e i suoi misteri
di Bepi De Marzi, compositore e direttore del coro “I Crodaioli”
Dove il Lago Maggiore si restringe nella sua parte più meridionale, quasi a indurre l’acqua a defluire lenta nella suggestiva solennità del Fiume Ticino, la sponda piemontese spinge a levante un breve promontorio sul quale è stata innalzata la Rocca.
Il gruppo di amici che nel 1995 ha dato vita al Coro non poteva dunque non guardare alla nobiltà dell’alta costruzione colorata di sole e di storia. Coro La Rocca, dunque, la Rocca di Arona.
E subito, per le quattro voci miste affidate alla direttrice Mariangela Mascazzini, musicista, c’è stata la ricerca di un repertorio che potesse raccontare il lago, i boschi, le montagne, la fatica di vivere, le piccole felicità, la fede.
Il lago con il suo fascino e i suoi misteri. I boschi di castagni svettanti, di faggi lucenti e innamorati delle stagioni, di eleganti betulle, di abeti sempreverdi, di carpini e noccioli, di pino mugo balsamico. Le montagne che a nord hanno raccolto e conservano le grandi storie, anche drammatiche, non ultime le tragiche vicende della guerra tra fratelli. La vita quotidiana con le sue necessità, le sue ansie, le sue speranze e le sue pensosità al calare del giorno.
Senza dimenticare che un poco più in alto, in una Pieve appena discosta dalla riva, veniva a cercare ispirazione, silenzio e raccoglimento, Alessandro Manzoni. “L’ombra che viene azzurra le colline, giù nella valle si chiudono le rose; chi spegne il giorno conosce bene il sole; chi spegne il giorno conosce i nostri sogni”. È stato facile trovare nei canti di Bepi De Marzi – il grande compositore e poeta vicentino – molti di questi sentimenti.
E lungo gli anni, le immancabili, normali vicende di quasi tutti i cori: i concerti, le rassegne, gli inviti prestigiosi, le festose e generose presenze nella piccola terra di vita, i lunghi viaggi anche all’estero, fino all’affermazione come complesso originale, unico magari, felicemente libero dagli schemi che caratterizzano i grandi filoni dell’ispirazione popolare, della polifonia o del genere sacro.
I NOSTRI VALORI
I NOSTRI VALORI
I NOSTRI VALORI
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Coro La Rocca Arona APS | Sede presso ex scuola, via Soardi, Arona, frazione Dagnente CAP 28041 (No) | mail: info@corolarocca.it
Associazione di Promozione Sociale, iscritta al RUNTS Registro Unico del Terzo Settore, protocollo n. 52484 del 30/12/2024 | C.F. 90007640031
Coro La Rocca Arona
Diamo Voce alle Emozioni
Raccontiamo Storie di Vita e di Memoria
I NOSTRI VALORI
Non sappiamo di preciso come si chiami;
qualcuno la chiama Passione, Amore, Libertà;
qualcuno la definisce Vibrazione, Frequenza, Assonanza;
c'è chi la interpreta come Impegno, Disciplina, Perseveranza; e chi semplicemente la ascolta.
Dal 1995 cantiamo a cappella e in quattro settori: soprani, contralti, tenori e bassi.
Eseguiamo oltre 100 tra brani di ispirazione popolare e tradizionale nazionale ed estera, brani d’autore e brani di musica sacra.
Ci dirige da sempre Mariangela Mascazzini, musicista, insegnante, pittrice.
DICONO DI NOI
L’amicizia con Bepi De Marzi compositore e direttore del coro “I Crodaioli” è preziosa. Il Maestro ci ha lasciato in più occasioni segni di amicizia e stima. Grazie Bepi!
Una dedica di Bepi De Marzi sul muro della nostra sede:
“Si canta nel respiro del tempo. Io sarò sempre con voi. Bepi De Marzi e I Crodaioli, 9 maggio 2005”
Mi cantava l’alba
di Bepi De Marzi, compositore e direttore del coro “I Crodaioli”
Cantava, mia mamma, la storia del San Carlone di Arona: “Meraviglia del mondo, si specchia nel Lago Maggiore”. Quando era ragazza, a Milano, la sua “Scuola per Giovani Allieve di Computisteria”, con sede principale appena dietro il Corso di Porta Romana, organizzava ogni anno, a maggio e di domenica, il viaggio con le Ferrovie Nord fino a Laveno, poi, in battello, il giro del lago con “sosta più lunga” ad Arona per salire alla “Meraviglia del mondo”.
E mi recitava una filastrocca in dialetto meneghino che forse canzonava un poco il “Sancarlun”, che a me bambino pareva un allegro girotondo. Alla fine, però, quasi sempre, intonava un canto bellissimo. Oh, se lo ritrovassi! Diceva di Arona e dell’alba, di quando il sole illumina le case bianche più alte sulle colline, infilando i suoi raggi nei boschi a svegliare gli uccelli, invitando i gabbiani delle rive alla pesca, indorando la Rocca, carezzando il paese sul ritmo tranquillo dell’onda, sul profumo del pane, mentre le vele colorate dei pescatori aspettavano il primo vento.
E ora, nel tempo impensabile, tra il Lago e le colline che preludono le montagne, idealmente ai piedi del Grande San Carlo, c’è questo amabilissimo Coro che intona le mie storie, le mie speranze, le mie illusioni, i miei desideri mai conclusi. Canta perfino “Capinera”!, il mistero del bosco, con le voci soliste che, invitando alla felicità dei rami fioriti dalle melodie, confidano l’emozione della notte e dei sogni.
Grazie, maestra Mariangela, grazie Amici del Coro La Rocca!
Il Coro La Rocca che canta il lago con il suo fascino e i suoi misteri
di Bepi De Marzi, compositore e direttore del coro “I Crodaioli”
Dove il Lago Maggiore si restringe nella sua parte più meridionale, quasi a indurre l’acqua a defluire lenta nella suggestiva solennità del Fiume Ticino, la sponda piemontese spinge a levante un breve promontorio sul quale è stata innalzata la Rocca.
Il gruppo di amici che nel 1995 ha dato vita al Coro non poteva dunque non guardare alla nobiltà dell’alta costruzione colorata di sole e di storia. Coro La Rocca, dunque, la Rocca di Arona.
E subito, per le quattro voci miste affidate alla direttrice Mariangela Mascazzini, musicista, c’è stata la ricerca di un repertorio che potesse raccontare il lago, i boschi, le montagne, la fatica di vivere, le piccole felicità, la fede.
Il lago con il suo fascino e i suoi misteri. I boschi di castagni svettanti, di faggi lucenti e innamorati delle stagioni, di eleganti betulle, di abeti sempreverdi, di carpini e noccioli, di pino mugo balsamico. Le montagne che a nord hanno raccolto e conservano le grandi storie, anche drammatiche, non ultime le tragiche vicende della guerra tra fratelli. La vita quotidiana con le sue necessità, le sue ansie, le sue speranze e le sue pensosità al calare del giorno.
Senza dimenticare che un poco più in alto, in una Pieve appena discosta dalla riva, veniva a cercare ispirazione, silenzio e raccoglimento, Alessandro Manzoni. “L’ombra che viene azzurra le colline, giù nella valle si chiudono le rose; chi spegne il giorno conosce bene il sole; chi spegne il giorno conosce i nostri sogni”. È stato facile trovare nei canti di Bepi De Marzi – il grande compositore e poeta vicentino – molti di questi sentimenti.
E lungo gli anni, le immancabili, normali vicende di quasi tutti i cori: i concerti, le rassegne, gli inviti prestigiosi, le festose e generose presenze nella piccola terra di vita, i lunghi viaggi anche all’estero, fino all’affermazione come complesso originale, unico magari, felicemente libero dagli schemi che caratterizzano i grandi filoni dell’ispirazione popolare, della polifonia o del genere sacro.